ANELLO DI SANVALLONE

Charvensod Anello Vallone di San Grato

Il vallone di San Grato è situato a Issime, nella media Valle del Lys, ed è stato popolato dai walser durante il Basso Medioevo. Era originariamente diviso in tre aree: Issime Plaine, l’attuale capoluogo; Tiers desseus, che oggi è il comune di Gaby; la Montagne, che includeva il vallone di San Grato.

Nel vallone sono presenti tuttora abitazioni molto antiche e diverse tra loro. Alcune, in legno, risalgono al XV secolo ed evocano le case dei Grigioni. Ci sono poi i tipici stadel, anch’essi in legno e attribuibili al popolo walser. A queste si aggiungono delle case completamente in pietra, costruite in un periodo successivo. Dominano il vallone campi e prati usati ancora oggi come pascoli.

Il percorso ad anello attraversa San Grato permettendo di vederne le peculiarità e i diversi stili architettonici rurali.

Descrizione del percorso:

Dal centro di Issime si deve percorrere la strada del Vallone di San Grato, per parcheggiare nel punto in cui diventa sterrata (anche se il posto disponibile non è molto ampio). Da qui, si prosegue a piedi per poco meno di 400 metri, per raggiungere l’imbocco del sentiero numero 1, che sale subito in un bosco, ed esce su alcune radure e pascoli, per arrivare alla cappella di San Grato.

 

Anello Vallone di San Grato La Storia

I walser e il Grande Sentiero

I walser sono un’antica popolazione di lingua tedesca originaria della Svizzera, che colonizzò le Alpi durante il Medioevo, insediandosi nella Valle del Lys e nell’alta Val d’Ayas nel XIII secolo. La motivazione principale della loro migrazione era la ricerca di nuove terre da coltivare, poiché le zone di origine erano sovrappopolate e le terre insufficienti per le loro esigenze. Inoltre, l'instabilità politica dell'epoca, con frequenti guerre e conflitti tra le città-stato e i principati, ha portato molte comunità a cercare luoghi più sicuri e stabili in cui vivere.

La cultura e le tradizioni walser sono rimaste integre nel tempo e, grazie anche ai rapporti commerciali con i paesi d’origine, i dialetti walser sono tuttora parlati nella valle. In particolare, nella zona di Issime si parla il töitschu, mentre a Gressoney il titsch.

Oltre alla lingua, i walser hanno lasciato segni della loro architettura. Lungo tutta la valle si possono ammirare le costruzioni e i tipici stadel: edifici rurali utilizzati per la conservazione di fieno e paglia, e spesso adibiti anche a stalle per il bestiame. Si tratta di costruzioni in legno con una struttura portante di travi e pilastri, e un tetto spiovente di paglia o scandole di legno. Oggi molti sono stati ristrutturati e vengono usati come abitazioni.

Per essere immersi nella cultura e nell’architettura walser, si può visitare l’antico villaggio Alpenzù a Gressoney-Saint-Jean che, a 1788 metri di altitudine, regala anche una vista mozzafiato del Monte Rosa e delle valli sottostanti.

È anche possibile seguire le tracce di questo popolo tramite i numerosi sentieri che portano alla scoperta della loro cultura. Il Grande Sentiero Walser, per esempio, è un cammino che si snoda nella Valle del Lys, nella Val d’Ayas e nella Valtournenche, e segue le vie di comunicazione tradizionali usate dai walser per spostarsi tra le alpi.

L’intero percorso si estende per oltre 200 chilometri ed è diviso in 15 tappe, ognuna delle quali regala una diversa esperienza di cammino. È contrassegnato sul segnavia dalle lettere GSW.

Diversi pannelli disseminati lungo il percorso aiutano a riconoscere le tracce dei walser e ricostruirne la storia. Sono numerose le guide locali che forniscono informazioni, assistenza e accompagnano i viaggiatori durante il cammino.

A Gressoney-La-Trinité, inoltre, è presente l’ecomuseo, che permette di visitare tre strutture walser: la casa rurale, la casa museo e la baita di Binò Alpelté.

È quindi d’obbligo approfondire la storia e i costumi di questo popolo, la cui affascinante cultura lascia una scia tangibile in tutta la valle.