Un logo evocativo: il calderone della Fontina con la lira per la cagliata, i due strumenti principi della Fontina. Tutto intorno la “famiglia” dell’alpeggio di Sandro: conigli, asini, gatti, galline e il cane pastore!
Il marchio a garanzia della produzione della Fontina che il Consorzio Tutela Fontina salvaguarda dalla nascita di questo Formaggio DOP.
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Nel Comune di Gressan, tra i meleti e i campi da fieno, si trova la stalla della famiglia Bonin. Tutto è cominciato negli anni 70, da papà Gildo e mamma Rosanna, con una sola mucca e tanta buona volontà. Gildo, prima e dopo il lavoro in acciaieria, si occupava dell’animale, mentre Rosanna portava in latteria, ogni giorno, a piedi, un secchiello da 5 litri di latte. Poi, nell’89, la svolta: Gildo e Rosanna decidono di costruire la stalla a Gressan e di prendere in gestione il Grimondet – una montagna a Pila – come pascolo d’alpeggio. Ad oggi questo straordinario progetto comprende 65 vacche in stalla e 140 in alpeggio.
Nel 1999 entra in scena Sandro, figlio di Gildo e Rosanna, che proprio in quell’anno comincia ad affiancare il papà nella produzione della fontina in alpeggio. Da quel momento per lui nulla sarà più lo stesso: dedicherà tutto sé stesso alla pratica pastorizia e casearia, raggiungendo anche l’eccellenza della medaglia d’oro alla miglior Fontina d’alpeggio, nel 2011, e conquistando altri 4 piazzamenti tra le migliori 10 negli anni successivi. I segreti del gusto della sua Fontina sono molti, appresi in più di 15 anni attingendo dall’esperienza del padre, ma Sandro non ha problemi a svelarli, raccontandoci il funzionamento del suo alpeggio. Il periodo di permanenza va dal 16 giugno al 16 settembre, per un totale di 3 mesi. Prima di raggiungere Grimondet le vacche fanno una sosta di acclimatamento a Turlin, piccola frazione sopra Aymavilles. La giornata lavorativa è molto lunga in alpeggio, comincia al mattino verso le 3 e finisce la sera verso le 11. La mungitura viene fatta completamente a mano, come una volta, ed è la parte più dura, ma Sandro preferisce così, ci racconta, perché “in questo modo riesco a controllare meglio il latte”.
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